- di Laura Imperadori -

Per cibo spazzatura non si intende solo quello dei fast food o degli snacks confezionati ma anche cibi particolarmente impoveriti in elementi nutritivi, cibi eccessivamente manipolati da processi industriali e alimenti addizionati con sostanze la cui innocuità non è sempre certa né dimostrata.

Nei primi anni del 1900 il pane era praticamente solo ‘nero’, ovvero integrale. Era però anche duro da masticare, a causa della sua componente di fibra. Il pane bianco, quindi, si è diffuso rapidamente, indossando la veste di cibo migliore, più facilmente masticabile e digeribile e che si alterava con molta meno facilità.

Con il processo di raffinazione però viene scartato il germe del seme che contiene una quantità incredibile di elementi nutritivi preziosissimi: oli insaturi, vitamine del gruppo B, oligoelementi rari, aminoacidi essenziali, enzimi di ogni tipo, ecc. Inoltre, insieme con la crusca, contiene una buona quantità di fibra alimentare, altrettanto utile ai nostri processi digestivi quanto enzimi e vitamine.

Nel momento in cui ingeriamo alimenti raffinati, noi quindi assumiamo delle ‘calorie impoverite’ da vitamine, minerali ecc. Il risultato sarà che andremo ben presto a cercare nuovo cibo nel vano tentativo di saziare quella fame, ben più importante, che il cibo raffinato non ha soddisfatto.

Può apparire complicato ma abituarsi a non fare uso di cibi spazzatura è più facile di quanto sembri e tutto inizia al supermercato. Molto importante infatti è imparare a leggere con attenzione le etichette dei prodotti alimentari per una maggiore consapevolezza di ciò che mangiamo ogni giorno; un trucco per facilitare questa operazione è che gli ingredienti in etichetta sono per legge riportati in ordine di peso e quindi possiamo facilmente individuare quei prodotti troppo ricchi di zuccheri e sale.

Altre sostanze cui fare attenzione sono: i nitriti e nitrati (che devono essere eliminati faticosamente attraverso fegato e reni sotto forma di urea), i polifosfati (che hanno la spiccata tendenza a legarsi al calcio) e i solfiti aggiunti ai vini per il loro effetto antimicrobico e chiarificante.

Una categoria di alimenti che merita un discorso a parte è quella dei grassi idrogenati, presenti in numerosissimi cibi, e costituenti principali delle margarine. Si tratta di oli saturati con atomi di idrogeno fino a renderli semisolidi, con forma e sapore simile al burro, ma con valore biologico molto inferiore.

Veleni più nascosti e quindi insidiosi, purtroppo sono gli antibiotici, gli estrogeni e i fitofarmaci usati in agricoltura e negli allevamenti. Ricordiamoci però che in Italia e in Europa esiste una legislazione recente e molto ben fatta a tutela di chi si affida a prodotti con la dicitura ‘biologico’ che stabilisce regole precise di coltivazione.

Anche l’assunzione eccessiva di sale è da evitare. Chi è iperteso, o ha scarsa funzionalità renale, farà bene a limitare l’assunzione di sali, o di quei cibi che ne contengono in quantità elevate (prodotti da forno, formaggi, noccioline salate, patate fritte ecc.).

Altra abitudine da perdere è quella di sostituire lo zucchero con i dolcificanti artificiali come la saccarina, l’aspartame, l’acesulfame, i ciclammati per due buoni motivi: il primo è di tipo prudenziale, visto che non esistono dati certi sulla loro innocuità, il secondo è che la percezione di un sapore falsato inganni la nostra mente, facendoci credere di poter disporre di alcune sostanze, che poi invece non troviamo nel cibo prescelto.

In altre parole, se ho bisogno di carboidrati perché ho svolto un duro allenamento in palestra, e scelgo di dissetarmi con una bibita light (contenente dolcificante), sazio a livello mentale il mio bisogno di zuccheri, ma a livello fisico di zuccheri non ne assumo proprio.
L’invito che quindi mi piace fare è un po’ quello di fare un salto nel passato e ritornare a quelli che erano considerati cibi poveri.


Italiani, consumate troppo sale

Quasi 11 grammi al giorno, quando ne basterebbe uno.
È uno dei principali responsabili delle malattie del cuore

Gli italiani consumano ben 10,8 grammi di sale al giorno
Gli italiani consumano ben 10,8 grammi di sale al giorno
Altro che dieta mediterranea. L'Italia, sempre più obesa, è uno tra i paesi che consumano più sale al mondo, in media ben 10,8 grammi al giorno (12 gli uomini e 10 le donne). In Europa pochissimi paesi, l'Ungheria per esempio, si comportano peggio di noi. In realtà per vivere basterebbe un grammo di sale al dì.

IL SALE PUO' UCCIDERE - A dare questa istantanea delle cattive abitudini alimentari in Italia è il professor Francesco Cappuccio che lavora in Inghilterra presso la Warwick University. Cappuccio ha spiegato che solo il 20% del sale assunto è di condimento, l'80% ci arriva a casa direttamente con gli alimenti che riportiamo dal supermercato. Ed è per questo che a pochi giorni dalla riunione delle Nazioni Unite a New York per stabilire le priorità della salute pubblica per i prossimi 10 anni, spiega Cappuccio, che «abbiamo deciso di fare un appello ai Governi affinchè adottino misure in favore della riduzione del consumo di sale delle popolazioni», ricordando che il «sale uccide», perchè è uno dei principali responsabili delle malattie cardiovascolari. (Fonte: Ansa)






Il sale aggiunto agli alimenti ha origine nel periodo di svezzamento.. le mamme iniziano ad aggiungere il sale nelle varie pappine del bambino, il quale fra l' altro non lo gradisce, in quanto il suo cervello ignora quel sapore...non ne avrebbe assolutamente bisogno. .Però una volta che il gusto "salato" viene memorizzato, difficilmente ne potrà fare a meno nel corso della vita.. L' uomo dovrebbe alimentarsi unicamente con prodotti provenienti dal "regno vegetale" escludendo tassativamente quelli provenienti direttamente dal regno "minerale"..










- Ecco la prima rassegna delle merende tradizionaliIdee dal passato per una sana merenda

Riscoprire anche a merenda le tradizioni per coniugare gusto e salute - Foto: ©photoxpress.com/Lucky Dragon

Nell’ambito di “MangiaTo”, la settimana promossa da Coldiretti e Campagna Amica nel corso dei festeggiamenti del 150° dell’Unità d’Italia, prende il via la prima rassegna delle merende tradizionali "Idee dal passato per la merenda sana” che coinvolgerà più di cento aziende agricole provenienti da tutte le Regioni. Nell’ambito della manifestazione sarà attivo l’agribaby-parking, che dà la possibilità ai genitori di lasciare i propri bimbi a giocare e imparare nei laboratori del gusto. L.

La merenda, insieme alla colazione, è ritenuta uno degli appuntamenti più importanti per l’alimentazione dei più piccoli. A maggior ragione in questi tempi di ritorno sui banchi di scuola. Parallelamente a questo, stiamo assistendo anche all’affermarsi dello spuntino tra i grandi a scapito dei pasti principali e diventa pertanto ancora più importante garantirne le caratteristiche qualitative, spiega la Coldiretti.
Dalle seadas alle tigelle fino alle torte di verdure e frutta sono moltissime le merende che per la prima volta saranno preparate secondo le antiche ricette regionali conservate gelosamente nelle campagne, grazie agli agriturismi di Terranostra. Un’occasione unica per conoscere e imparare a preparare cibi ottenuti con gli ingredienti semplici della tradizione locale, continua Coldiretti.

Un ritorno quindi al passato, potendo trarre il meglio dalla sapienza e dalla tradizione culinaria che, spesso, assumeva significato di benessere. Sapori unici del passato che hanno fatto crescere intere generazioni il cui ritorno nelle case e nelle scuole è un obiettivo importante per garantire una maggiore naturalità dell’alimentazione, previsto anche nelle linee guida per la ristorazione scolastica fissate dal Ministero della Salute dove si sollecita a considerare “la varietà e la stagionalità dei cibi, utilizzando anche proposte di alimenti tipici della regione di residenza, per insegnare ai bambini il mantenimento delle tradizioni”, conclude la Coldiretti.
Largo dunque alle merende tradizionali, sane e naturalmente buone